sabato 10 agosto 2013

GIORNO 17: LIPARA e HIERA, dal greco antico "fruttifera" e "sacra"

Da lontano abbiamo osservato il loro profilo conico ogni giorno e finalmente ci siamo decise ad andare a trovarle.


Sotto il sole cocente già alle 9 del mattino, Micol e Nanne sono involontariamente sollevate sulla passerella della navetta dalla calca di turisti russi, tedeschi, polacchi e italiani. Con biscotti e bibite nello zaino, troviamo posto e ci rilassiamo costeggiando il promontorio di Capo Milazzo, in direzione Lipari, la maggiore isola dell'arcipelago eoliano.



Non volendo abusare della stoicità di Tajik e della sopportazione di Micol, a rischio di trasformare la gita in una nuova "Maratea Maratea, cos'è questa Maratea" (lessico familiare a indicare un atto di ribellione al turismo  culturale obbligatorio di tipo familiare, originariamente esclamato dall'allora ottenne Nikki), scegliamo una mini crociera che concede brevi escursioni.

Visitiamo il caratteristico centro storico, il parco archeologico - interessate per i suoi ritrovamenti risalenti a più di 3.500 anni fa - e la Cattedrale di San Bartolomeo, costruita all'interno della città murata dopo il crollo dell'Impero romano d'Occidente nel 476 per il timore delle incursioni vandaliche e l'oppressione degli Ostrogoti.



Prima di ripartire, un'indispensabile nuotata nei pressi di una spiaggetta raggiunta attraverso vicoli assopiti e piazzette nascoste.



Solo dal mare possiamo ammirare gli impressionanti Faraglioni, chiamati Pietra Lunga e Pietra Menalda. Si tratta di torri di magma solidificato più resistente agli agenti atmosferici che ora creano un paesaggio unico e potente. Le inaccessibili rocce scoscese di colore rosso mattone, nero lava, giallo zolfo, bianco pomice ci sovrastano riflettendosi nell'acqua turchina. Il Capitano si avvicina abilmente lasciandoci stupiti davanti allo scoglio della Mummia, la bellissima piscina di Venere, lo scoglio del Leone, così chiamato per la somiglianza al profilo del felino.




 



Scendiamo a Vulcano, con i suoi camini sempre fumanti. 


immagine da flikr.com

I vapori di zolfo ci avvolgono e penetrano le narici prepotentemente. Superiamo velocemente le pozze di fango e di acque calde, incamminandoci verso le spiagge nere. La sabbia di origine vulcanica brucia sotto i nostri piedi. Sguazziamo nell'acqua a lungo...il sollievo è tale che con rammarico torniamo verso il porto.




Le piacevoli fatiche della giornata si concludono trionfalmente con il trenino che ci riporta a casa tra    inaspettati clacson e saluti divertiti della gente.




1 commento:

  1. fotografie stupende, quasi da professionista

    da una soffiata ho saputo che Franco - sentitosi minacciato - sta facendo un corso di aggiornamento su RaiEduchescional

    RispondiElimina